Brano: [...] l'autore a seguirne le vicende in altre due commedie.
Come agli inizi della sua carriera 9, e come piú tardi nei testi parigini per Arlecchino e Camilla, Goldoni si abbandona dunque alle sollecitazioni di un forte temperamento drammatico, le asseconda, e contemporaneamente se ne giova per costruire un personaggio nuovo: la donna che lotta ferocemente contro tutti gli ostacoli per assicurarsi l'affetto esclusivo del suo amante e, qui, padrone.
Per la IrcanaBresciani, specialmente nella seconda e terza commedia, Goldoni scriverà i suoi piú sonanti martelliani: « Taccio le smanie estreme del mio schernito amore / [ ... ] Sul momento confusa, smanio, peno, m'adiro, / Per parlar non ho voce. Parto con un sospiro » (Ircana in Julfa, i, 5). « Morir da te lontana è il mio solo tormento. / E in tempo, oh Dio! morire, che mi parea vicino / Il mio sposo, il mio bene, il mio dolce destino! » (ibid., Iv, 11). Ma dentro la declamazione patetica, da grande melodramma ottocentesco, già si profilano i riflessi psicologici che resteranno caratteristici di[...]
[...]momento confusa, smanio, peno, m'adiro, / Per parlar non ho voce. Parto con un sospiro » (Ircana in Julfa, i, 5). « Morir da te lontana è il mio solo tormento. / E in tempo, oh Dio! morire, che mi parea vicino / Il mio sposo, il mio bene, il mio dolce destino! » (ibid., Iv, 11). Ma dentro la declamazione patetica, da grande melodramma ottocentesco, già si profilano i riflessi psicologici che resteranno caratteristici di tutte le eroine concepite per la stessa attrice, fino alla Giacinta delle Villeggiature.
Tendenza adolescenziale ad esasperare e concentrare tutti i propri desideri in un punto (qui l'allontanamento di Fatima sposata a un altro e dunque non piú rivale, come poi nelle Smanie l'invito a Guglielmo a villeggiare con Filippo e Giacinta): « Se mi soddisfi in questo, teco sarò qual fui; / Ti crederò mio caro, piú non darotti un duolo, / Tutto soffrir m'impegno, con
8 Recitata dalla compagnia di Salvatore Fabbrichesi al teatro San Giovanni Grisostomo: cfr. ORTOLANI, Nota storica alla Sposa persiana, in Opere complete, Venezia, Ed.[...]
[...] quell'empio,
Coraggio in te risvegli di femmina l'esempio.
Dammi una spada... 10
O disarmar l'audace saprò donna orgogliosa,
O morirò fra l'armi, ma morirò tua sposa.
TAMAs: Non cimentarti, Ircana, non incontrar ruine.
Sei coraggiosa e forte; ma sei femmina alfine.
IRCANA: Femmina sono, è vero, mancar mi può il valore,
Ma tal son io che in petto piú di te forte ha il cuore
(Ircana in Ispaan, II, 9).
Personaggio nuovo, dicevo, non solo per la sua carica passionale, ma anche per la nota polemica che risuona in versi come gli ultimi riportati. Non dobbiamo dimenticare che quando Goldoni comincia a lavorare per i Vendramin al teatro San Luca il suo posto presso i Medebach al teatro Sant'Angelo è preso dal Chiari, e l'abate bresciano andava affermandosi come il piú deciso campione, a Venezia, dei diritti delle donne. Si leggano, tra i numerosi esempi che potrei citare, questi versi della Pastorella fedele, composta nel 1754, cioè precisamente fra La sposa persiana e 1'Ircana in Jul/a:
TURPINo: Guarda in Città, in campagna: guarda per ogni banda, La femmina ubbidisce, e l'[...]
[...] sistema totalmente ed esemplarmente fallocratico (mi si passi per questa sola volta un'abusata espressione) come quello mussulmano e persiano: e perciò stesso, date le leggi immanenti al genere tragicomico (trionfo dell'innocenza perseguitata, ecc.) ne assicura la felicità. Nel secondo caso, alle prese con la resistenza elastica di un referente ben altrimenti concreto come quello della società « livornese », cioè veneziana, poco egli potrà fare per la sua eroina.
Come nella prefazione al Ritorno l'autore accosta la trilogia ai suoi pre
11 Commedie in versi dell'abate PIETRO CHIARI, Venezia, Bettinelli, 1756, I, 156. Che nella trilogia persiana sia da vedere una risposta di Goldoni alla sfida « femminista » di Chiari sembra suggerito anche dal fatto che nell'edizione Pitteri le dedicatarie sono dame di cultura: Vittoria Serbelloni Ottoboni della Sposa persiana, Marina Savorgnan Canal dell'Ircana in Julia, Metilde Erizzo Bentivoglio dell'Ircana in Ispaan.
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cedenti lavori di analoga struttura ciclica, cosí già nella prefazi[...]
[...]í già nella prefazione alle Smanie Goldoni aveva provveduto a ricordare ai lettori la sua abbondante produzione sullo stesso tema, lo sperpero e la confusione del villeggiare: « argomento ... sí fecondo di ridicolo e di stravaganze, che mi ha fornito materia per comporre cinque commedie, le quali sono fondate tutte sulla verità: eppure non si somigliano... » (Opere, vii 1007).
Piú precisamente, il tema delle « smanie » dei cittadini in partenza per la villa è affrontato una prima volta, con indubbio impegno ma con esito poco felice, in una commedia del 1755, I malcontenti, mentre la vita in campagna, « intorbidata » da « gelosie » e « puntigli » 12 costituisce lo sfondo della Villeggiatura del 1756, che è invece a mio parere una delle prove piú felici del veneziano al teatro San Luca prima del grande triennio 175962.
Già nella Villeggiatura prima che nelle Avventure del 1761 abbiamo lo spettacolo di una campagna periodicamente invasa da spudorati scrocconi e superficiali gaudenti, che ignorano la natura (« giorno e notte colle carte in ma[...]
[...]l tutto pertinente, la signora deve incoraggiare la candidatura a suo cicisbeo dell'introverso don Mauro, servente appena licenziato dalla vivace donna Florida, se non vuole tornare sola in città.
Non meno evidenti e importanti sono le differenze tra La villeggiatura e le tre commedie di cinque anni dopo, riconducibili alla classe sociale cui appartengono i personaggi della prima, tutti nobili (il che spiega tra l'altro l'indulgenza dell'autore per la pratica del cicisbeismo), con l'opportuno contorno di due procaci contadine per stuzzicarli, e di un malizioso paggio, degno veramente di Beaumarchais, per commentare le loro debolezze.
Per tali personaggi titolati e blasés la villa di don Gasparo e donna La
12 Sono espressioni di Lavinia nell'ultima scena della Villeggiatura.
GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI: INTERPRETAZIONE DELLE « VILLEGGIATURE » 381
vinia è come un'isola nel mare deserto della campagna. Ed è significativo che gli unici agganci col mondo di fuori, la caccia del padrone di casa e i viaggi all'estero dell'excicisbeo di su[...]
[...]no severa Verfremdung. Tra i tentativi assai ingenui per risvegliare l'attenzione del marito e il savoir faire con cui tratta ospiti e cicisbei, la sua principale caratteristica è d'esser « dominata dalla passione », come dice di lei donna Florida (ii, 7, e lei stessa piú tardi all'incostante Paoluccio: « Lasciatemi sfogare almeno la mia passione »: III, 8). Ma il paggio Zerbino, commentando le rimostranze della padrona al marito che era partito per la caccia senza salutarla offre del suo paterna una spiegazione terra terra (« Poverina! la compatisco. Vorrebbe ora l'addio che non le ha dato questa mattina »: i, 4), che sembra confermata da quanto dice Lavinia a Gasparo nella scena seguente: « Fareste molto meglio a starvene a letto la mattina, come fanno gli altri mariti colle loro mogli ».
Nei dialoghi di Lavinia con Zerbino e don Gasparo (I, 45) la parola letto torna 11 volte, ma il marito è deciso a non capire le allusioni della moglie, cosí come nel III atto, quando Lavinia finge un'indisposizione quale « pretesto ragionevole » per « s[...]
[...]ica indifferenza sia interpretata come « occulta parzialità » (III, 13).
Tra la brutale franchezza di don Ciccio e di don Gasparo da un lato, gli allusivi ed elusivi silenzi di don Paoluccio dall'altro, il linguaggio della passione che Lavinia vorrebbe ascoltare e impiegare non ha piú corso. Troppo borghese in fondo per l'atmosfera di edonistica disponibilità in cui sono perfettamente a loro agio gli altri nobili e le contadine, la dama riparte per la città senza aver conseguito i suoi fini, e senza aver convinto il pubblico di meritare miglior successo.
In campagna i nobili, se non altro, riescono talvolta a risparmiare: « Non vi è altra differenza, se non che in città vi vogliono dei zecchini, e qui con pochi paoli si fa figura », nota don Eustacchio nella Villeggiatura (III, 3). Tanto piú si aggraverà invece il malessere di donna Lavinia nei borghesi veri, per i quali la mutanza autunnale si dimostra anche economicamente un cattivo affare, fin dai Malcontenti del 1755.
Di questa commedia i goldonisti si sono spesso occupati per ragion[...]
[...]ttivo affare, fin dai Malcontenti del 1755.
Di questa commedia i goldonisti si sono spesso occupati per ragioni esterne: la notevole critica delle unità di tempo e di luogo e l'omaggio a Shakespeare nella dedica al Murray; e la caricatura dell'abate Chiari nello strampalato personaggio del poeta teatrale Grisologo (cfr. Ortolani 1962 e Sommi Picenardi 1902). Piú interessanti per noi sono gli spunti di satira del costume che anticipano Le smanie per la villeggiatura di sei anni dopo: rivalità fra due fanciulle che cercano di vestirsi ciascuna piú elegantemente dell'altra, servi che tentano di rallentare la rovina dei padroni, debiti che si fanno per « comparire » con l'illusione di poter saldarli « al ritorno », diritto dei fornitori ad essere rispettati e pagati (« non dite loro bricconi. Son gente onesta, che vi hanno affidato il sangue loro »: I, 12), necessità di portar con sé scrocconi e buffoni (qui Roccolino, come poi don Ciccio nella Villeggiatura e Ferdinando nella trilogia), considerati il « miglior condimento » della vita in camp[...]
[...] personaggio monologante per eccellenza.
Parlando delle sue tre commedie sulla villeggiatura Goldoni scrive: « nella prima si vedono i pazzi preparativi; nella seconda la folle condotta; nella terza le conseguenze dolorose che ne provengono. I personaggi principali sono di quell'ordine di persone che ho voluto prendere precisamente di mira, cioè di un rango civile, non nobile e non ricco » (Opere, VII 1007). Nelle Smanie la partenza di Leonardo per la villeggiatura è amareggiata dai
14 Può essere o non essere un caso che l'unico « esterno » dell'intera trilogia, il boschetto di Avventure, in, 14, sia riservato alla sobria dichiarazione di Paolino a Brigida, e alla lunghissima confessioneripulsa di Giacinta a Guglielmo.
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debiti che egli lascia in città, dai capricci e dalle spese della sorella Vittoria, ma soprattutto dalla gelosia che gli cagiona la decisione di Filippo, suo vicino in campagna e padre di Giacinta da lui amata, di invitare con loro in villa il giovane Guglielmo. E stata Giacinta a insistere col padre perch[...]
[...]tion, cioè immersa in una realtà equidistante dagli estremi ugualmente f avolosi della schiavitú persiana e dell'emancipazione nordica.
L'arma principale di Giacinta è l'intelligenza, un'intelligenza che gli esegeti delle Villeggiature hanno rilevato specialmente nelle scene delle Smanie in cui mortifica maliziosamente Vittoria (iI, 12), o convince il padre a fare il contrario di ciò che aveva deciso, lasciandolo per di piú pieno di ammirazione per la logica e il buon senso della figliola (n, 10). Ma il tratto veramente distintivo di questa intelligenza, rispetto a quella di altre donne goldoniane, è la lucidità introspettiva: per cui, ad esempio, quando Brigida cui Giacinta si è confidata osserva che la colpa è di Filippo, che ha invitato Guglielmo a villeggiare con loro, la padroncina risponde: « Sí, è vero, vo studiando anch'io di dar la colpa a mio padre », ma insiste che se si è esposta alla tentazione la colpa è sua, per « la maledetta ambizione di non voler dipendere » (Avventure, ii, 1).
Di fatto, la storia di Giacinta è un tessut[...]
[...]colare, vecchio di secoli: dalla proverbiale attività delle cortigianepoetesse del Cinquecento ai casi esemplari e opposti, nel secolo successivo, di Arcangela Tarabotti monaca per forza, che dalla sua cella alza la protesta dell'Inferno monacale e della Semplicità ingannata, e di Elena Corner Piscopia, prima donna mai laureatasi a Padova (cfr. Molmenti 1926, pp. 35559).
Un panorama ampio e preciso della letteratura femminista in Italia nel
18 Per la possibilità di rompere senza scandalo un impegno matrimoniale a Venezia si veda quanto scrive il BARETTI nel suo Account of the Manners and Customs of Italy di certe nozze fra una Barbarigo e uno Zen disdette all'ultimo momento « for no other reason but because the bride took a disgust to the young man... » (London, T. Davies & L. Davis, 1768, I, 9495).
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secolo dei lumi si trova nel capitolo Gli studi delle donne nel Settecento di Giulio Natali dal quale risulta tra l'altro la precocità e l'abbondanza degli interventi veneziani rispetto, poniamo, a quelli milanesi (che v[...]
[...]iele Concina e gli altri rigoristi domenicani del Convento del Rosario alle Zattere scatenano contro il lassismo dei gesuiti una campagna destinata a diventare presto generale in Italia (cfr. Vecchi 1960, pp. 14248).
19 Vedilo, col titolo originale Croquis d'un dialogue sur les femmes e preceduto da informatissimi preliminari del curatore GUERCI, in Illuministi italiani 1975, pp. 61542. Sul libro di Thomas si veda anche la recensione di DIDEROT per la « Correspondance littéraire » di Grimm, in Oeuvres a cura di André Billy, Paris, Gallimard, 1951, pp. 97788. Fra il cinismo di Galiani e il lirismo di Diderot spicca l'equilibrata posizione di GIUSEPPE MARIA GALANTI nelle Osservazioni sopra la nuova legge abolitiva de' delitti di stupro (appendice alla III ed. delle Osservazioni intorno a' romanzi... con un Saggio sulla condizione delle donne e sulle leggi coniugali, del 1786), in Illuministi italiani, 1962, pp. 102430: « Quale condizione piú misera delle donne! Esse non tanto sono da compiangere, per non poter vivere senza guardiani e protet[...]
[...]re e dall'esito felice come quelle della Francese e della Pellegrina — cosí come, fuori d'Italia, di Pamela e di Marianne — sono possibili solo al prezzo di un distacco iniziale del personaggio dal proprio ambiente, e della sua successiva immersione in quell'universo di avventure, pericoli e piaceri che costituiva allora la condizione del romanzo picaresco, e costituirà piú tardi, opportunamente intellettualizzato, quella del Bildungsroman '.
n Per La pastorella fedele v. qui sopra, p. 378: e cfr. per esempio la protesta di Ottiana nella Bella Giorgiana di Goldoni: « O ingratissimo sposo! o indegno abuso / Di viril libertà! Non siam noi donne / Metà dell'uom che ci calpesta e opprime? » (n, 5).
zs Entrambi i generi erano e resteranno « piante esotiche sul nostro suolo », per estrapolare da De Sanctis. Al posto dell'individuo che cresce nell'attrito col « mondo » fino a conseguire un successo proporzionato alla maturità raggiunta, noi abbiamo il tessitore che diventa piccolo imprenditore con l'aiuto della Provvidenza, ma non ha
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[...] forzatamente non mi conduco a sposarvi. Niuno potrebbe usarmi violenza, quand'io non fossi da me medesima persuasa » (III, 12). Giacinta sacrifica la propria felicità alla propria immagine, o meglio rifiuta di concepire una felicità che implichi la correzione e la banalizzazione di tale immagine: « E che vorresti tu ch'io facessi? Che mancassi alla mia parola? che si lacerasse un contratto? L'ho io sottoscritto ... È noto ai parenti, è pubblico per la città. Che direbbe il mondo di me? ... Si tratta della reputazione » (Avventure, II, 1).
In mancanza di meglio, fra linguaggio metastasiano e linguaggio mercantile Giacinta sceglie quest'ultimo. Trascurati ormai dal padre, i vecchi valori dei mercanti vengono ricuperati dalla figlia, che cerca di asserire la propria intelligenza e autonomia all'interno del sistema che essi rappresentano, non fuori e contro di esso, sperando di forzare Fulgenzio al rispetto invece che alla condanna. « Ringrazio il signor Fulgenzio del bene che dall'opera sua riconosco, e vi assicuro, signore, che non me ne sc[...]
[...]o Diaz e Luciano Guerci, ivi; JACQUES JOLY 1978 = Le désir et l'utopie. Etudes sur le théâtre d'Alfieri et de Goldoni, ClermontFerrand, Faculté des Lettres et Sciences humaines; NORBERT JONARD 1976 = I rapporti familiari nel teatro borghese di Goldoni, « Studi goldoniani », 4, pp. 4865; LUIGI LUNARI 1976 = Le regie goldoniane di Giorgio Strehler, « Studi goldoniani », 4, pp. 12333; NICOLA MANGINI 1959 = Introduzione e commento a C. G., Le smanie per la villeggiatura, Roma, Barjes; 1965 = Il tema della villeggiatura nel teatro goldoniano, in La fortuna di Carlo Goldoni e altri saggi goldoniani, Firenze, Le Monnier, pp. 89135; 1969 = Goldoni, Paris, Seghers; ROBERT MAUZI 1960 = L'idée du bonheur dans la littérature et la pensée française au XVIIIe siècle, Paris, Colin; POMPEO MOLMENTI 1926 = La storia di Venezia nella vita privata, Bergamo, Ist. d'arti grafiche, vi edizione. Parte terza: Il decadimento; SERGIO MORANDO 1960 = Rappresentazioni goldoniane al «Piccolo Teatro della città di Milano », in Studi goldoniani, pp. 81315; GIULIO NATALI 1[...]
[...]p. 81315; GIULIO NATALI 1955 = Il Settecento, Milano, Vallardi, iv edizione; ACHILLE NERI 1899 = Giuseppe Baretti e i Gesuiti, « Giornale storico della letteratura italiana », Supplemento n. 2, pp. 10629; GUIDO NICASTRO 1974 = Goldoni e il teatro del secondo Settecento, Bari, Laterza; GIUSEPPE ORTOLANI 1962 = Goldoni e Shakespeare. Appunti e note, in La riforma del teatro nel Settecento e altri scritti, a cura di Gino Damerini, VeneziaRoma, Ist. per la collaborazione culturale, pp. 11940; MARIO PETRINI 1976 = Le commedie popolari del Goldoni, Padova, Liviana Editrice; GIUSEPPE PETRONIO 1962 = Introduzione a Goldoni, in Dall'Illuminismo al Verismo. Saggi e proposte, Palermo, Manfredi, pp. 540; KURT RINGGER 1965 = Ambienti ed intrecci nelle commedie di Carlo Goldoni, Berna, A. Francke; 1970 = Riflessi della drammaturgia goldoniana nella « Casa nova », « Studi goldoniani », 2, pp. 16879; GIANFRANCESCO SOMMI PICENARDI 1902 = Un rivale del Goldoni. L'abate Chiari e il suo teatro comico, Milano, Di Mondami; GIORGIO STREHLER 1974 = La «Trilogia de[...]
[...]IANFRANCESCO SOMMI PICENARDI 1902 = Un rivale del Goldoni. L'abate Chiari e il suo teatro comico, Milano, Di Mondami; GIORGIO STREHLER 1974 = La «Trilogia della villeggiatura », in Per un teatro umano. Pensieri scritti, parlati e attuati, a cura di Sinah Kessler, Milano, Feltrinelli, pp. 23639; Studi goldoniani 1960 = Atti del Convegno internazionale di Studi goldoniani (Venezia 1957), a cura di Vittore Branca e Nicola Mangini, VeneziaRoma, Ist. per la collaborazione culturale; « Studi goldoniani », Quaderni nrr. 14, a cura di Nicola Mangini, Venezia, 1968, 1970, 1973, 1976; ALBERTO VECCHI 1960 = La vita spirituale, in AA.VV. La civiltà veneziana del Settecento, Firenze, Sansoni, pp. 13352; LUDOVICO ZORZI 1972 = Sul tema degli «Innamorati », Introduzione a C. G., Gl'Innamorati, Torino, Einaudi, pp. 526, poi anche in « Studi goldoniani », 3, pp. 85105.